Pavia in Lobbia

Pavia In Lobbia è un'idea nata dall'incontro di Archè con il gruppo pavese neo futurista Plumcake.

La lobbia come simbolo della Pavia Agricola e della Pavia Onesta.
La lobbia è un tipo di cappello con l'ala rialzata e la piega centrale simile ad un'ammaccatura.


Ecco la storia:

Nel 1869, da quattro anni Firenze era la capitale provvisoria d'Italia, in attesa della liberazione di Roma, La grave crisi economica del Regno costrinse il governo all’imposizione di tasse inique, come quella sul macinato, e a decidere di dare in concessione ai privati il monopolio dei tabacchi. Un grosso affare che vide favorire tra i contendenti una cordata composta da banchieri, politici e faccendieri, che per aggiudicarsi la gara non esitò a distribuire tangenti a 60 deputati.
Ma il deputato Cristiano Lobbia, di Asiago, osò sfidare la cricca. Il Lobbia si laurea in ingegneria a Padova, dove partecipa all’insurrezione contro gli austriaci dell’8 febbraio 1848. Amico stimato di Garibaldi, cacciatore delle Alpi e poi garibaldino, nel 1867 entra in Parlamento. Onesto, innamorato dell’Italia e della libertà si mette in luce per la competenza e l'integrità morale, finché la sua storia non si incrocia con quella dello scandalo del monopolio tabacchi. È il 5 giugno 1869 quando, nel mezzo di una tumultuosa seduta in Parlamento, Cristiano Lobbia scaglia il suo atto d’accusa e, mostrando due buste, dichiara di essere in possesso di documenti sullo scandalo della concessione sui monopoli dei tabacchi, che proprio in quei giorni riempiva le pagine dei giornali. Per questo gesto, nella notte fra il 15 e il 16 giugno 1869, a Firenze in via dell'Amorino, un sicario tenta di pugnalare Lobbia e lo colpisce in testa infossandone il cappello. Subito la notizia si diffonde, scatenando manifestazioni di solidarietà in tutta Italia e il Lobbia si reca trionfante in Parlamento con il cappello ammaccato, segno dell'aggressione ricevuta. Da allora si parlerà di cappello alla Lobbia.


Per approfondire: Gian Antonio Stella, I misteri di via dell’Amorino, Rizzoli 2012.




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